admin on March 14, 2022

Barcellona ed il mio amico Oriol Capdevila

Barcellona e il mio amico Oriol Capdevila.

Cronaca del progetto per il Cremona City Hub, 2012

 

Dal concorso per la trasformazione dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa nel 2007, sviluppato con lo studio di Barcellona degli MBM arquitectes guidati dalla personalità di Oriol Bohigas, ho sempre cercato un ulteriore occasione per approfondire i temi progettuali e l’esperienza maturata a Pisa in quell’occasione. Molto importante infatti fu quel rapporto, quel metodo di lettura della città che mi ha portato, negli anni seguenti, a studi di testi vari (in particolare Ricostruire Barcellona di Oriol Bohigas) e allo studio sistematico dell’opera degli MBM. Qualsiasi testo trovassi in libreria sul tema del “metodo Barcellona” lo acquistavo per poi studiarlo voracemente. Al contempo aspettavo una seconda occasione di confronto con il gruppo dei maestri catalani. L’esperienza del 2007 fu ambivalente in verità in quanto alla mitica presenza di Bohigas ed al suo credo architettonico in materia di trasformazione urbana, trovai invece grandi difficoltà nell’esito del progetto stesso che mi ha portato ad un vero e proprio mio “contro-progetto” all’interno del gruppo di lavoro. Oriol Bohigas, Josep Martorell, David Mackay, Oriol Capdevila e Francesc Guall, in quell’occasione, iniziarono fin da subito a pensare a grandi parcheggi sotterrani che in un secondo momento anche grazie al mio piccolo contributo portarono ad un vero brano di città ipogea. Dal mio punto di vista questo approccio sarebbe stato molto deciso per la delicatezza dell’area, cosi vicina alla torre pendente, ma comunque il progetto prosegui in quella direzione fino alla sua consegna. Purtroppo il nostro progetto non vinse il concorso ma comunque nel mio percorso di crescita di progettista questo concorso non vinto rappresenta un momento straordinariamente importante e fondativo.

La seconda occasione arrivò da Cremona. 2012. In quel periodo lo studio di Bohigas era impegnato in vari lavori di livello internazionale, dalla stazione di Parma, al Disseny Hub di Barcellona alla trasformazione urbana di Aix an Provence. Analizzando il bando di concorso che prevedeva la trasformazione urbana dell’area dello stadio Zini e degli ex Macelli veniva richiesto ai concorrenti anche la definizione delle funzioni e della giusta mixitè per favorire l’intervento di soggetti economici privati. Il bando prevedeva una prequalifica con una selezione di sette studi in base ai curriculum, composizione del gruppo e relazione metodologia. Il tema, simile a quello di Pisa, si prestava ottimamente alle caratteristiche, alle esperienze e realizzazioni del gruppo di architetti di Barcellona. Decido di provare una seconda collaborazione nella speranza che gli MBM non avessero già preso impegno con studi italiani con i quali sono soliti collaborare. Chiamo Oriol Capdevila con il quale ebbi modo di fare amicizia nell’ambito dell’esperienza del 2007. Oriol mi chiese di inviare il bando per sottoporlo allo studio e dopo qualche giorno di analisi (lo studio si riuniva sempre il mercoledi) mi richiamò per confermarmi l’interesse a partecipare alla prequalifica. Di questo ne fui veramente contento; avevo la mia seconda occasione di collaborare con il gruppo di Barcellona che ormai consideravo miei maestri di elezione.

Un’altra occasione di collaborazione, dopo 5 anni, con gli architetti della Vila Olimpica. Fantastico! Iniziai subito a mettermi al lavoro. Nel mio studio all’epoca collaboravano Sara Cecconi, e due nuovi ragazzi appena laureati, Marco Alessandrini e Gloria Mangiantini, inoltre coinvolsi altri miei collaboratori e partner, Alessio Accorroni e Sandro Ghezzani. In particolare Sara, in qualità di coordinatrice del gruppo interno, Sandro, grande renderista e Marco, ottimo disegnatore a mano libera, lavorarono sul progetto. Sara aveva il ruolo di gestire lo studio e la grafica, Marco per la parte computistica e analisi funzionali e Sandro alla modellazione 3d e rendering. Tutto questo però viene dopo. Iniziai a preparare la prequalifica; Oriol delegò il mio studio per la parte metodologica e per la presentazione della documentazione; Capdevila ovviamente supervisionava il tutto da Barcellona. Presentammo una buona relazione e il gruppo era assolutamente all’altezza della selezione. La concorrenza era di livello assoluto con studi di livello internazionale. Le mie sensazioni comunque erano buone e sentivo Oriol molto tranquillo come suo solito.

Oriol Capdevila architetto dalle idee molto chiare che continua la tradizione dello studio MBM dove Bohigas, Martorell e Mackay hanno tracciato una linea incredibile nella storia di Barcellona; Oriol e Francesc ne hanno portato avanti il pensiero. Oriol è sempre stato la mia interfaccia con lo studio MBM. Fin da quando ci siamo conosciuti ho provato nei suoi confronti, prima simpatia e ammirazione, poi stima nel pensare ad un architetto con un suo modo distinto di rapportarsi con l’architettura. Arriva la comunicazione da parte dell’ente banditore e il nostro gruppo è nei 7 selezionati! Mi ricordo che ero nella mia “tenda”/mansarda di Marina di Pisa quando di fronte al portatile vidi la lista dei partecipanti alla selezione e rimasi colpito dal valore e dal livello impressionante degli esclusi, inorgogliendomi ulteriormente. Pensai che avevo un’altra occasione per fare un buon progetto con i maestri di Barcellona e pensare a vincere il concorso internazionale non era solo un sogno. Il gruppo dei selezionati, ad eccezione del nostro era parte del mondo accademico italiano ed il nostro gruppo l’unico con la capogruppo straniera. Milano, Napoli, Roma i mondi accademici da cui provenivano i nostri competitori. Il noto paesaggista Franco Zagari, il grande architetto di Napoli Massimo Pica Ciamarra (mio futuro mentore e grande amico), l’urbanista Federico Oliva, l’architetto milanese Antonio Monestiroli, e poi gli architetti Caputo e il prof. Faroldi entrambi di Milano.

Inizia il lavoro di progetto. Il programma prevedeva due giorni di incontri per la presentazione degli studi selezionati e per il sopralluogo; ogni gruppo avrebbe dovuto presentarsi con la relazione del proprio capogruppo a Milano e il giorno dopo il sopralluogo a Cremona. 

Una grande nevicata.

Viaggi, conferenza, serata, incontri e sopralluoghi, rientro a Pisa; questo il programma. Decidiamo di partire per Milano con Sara e Marco prenotando un’unica camera a 3 per economizzare. La notte prima della partenza tra Pisa e Livorno cade una fortissima nevicata che impedisce a Marco di arrivare alla stazione di Pisa rimanendo purtroppo nella sua Livorno. Partiamo quindi pur con notevoli difficoltà, in treno da Pisa io e Sara. A Bologna per poco non vedevo la stazione da quanta neve era caduta. La conferenza di presentazione presso il Politecnico di Milano era per le 17.00. Insieme a Sara con grande affanno più o meno in orario arriviamo in taxi dove ci attendeva Oriol e l’architetto Andrea Pasqualato di Cremona che avevamo coinvolto nel nostro gruppo quale partener locale. Durante la conferenza, gli interventi dei relatori i Monestiroli, Zagari, Pica Ciamarra si susseguono con la loro eloquenza. Poi tocca ad Oriol Capdevila dare una bella sferzata al confronto con la sua solita scioltezza nel linguaggio asciutto ma molto diretto con un buon italiano derivato dalle numerose frequentazioni nelle città italiane in varie occasioni di progetto.

Iniziamo il progetto. Terminata la conferenza Oriol ci saluta per un impegno già preso con amici a cena mentre io e Sara ci facciamo cortesemente accompagnare da Andrea a Cremona dove l’indomani avremmo partecipato al sopralluogo congiunto con tutti i gruppi in gara. Anche a Cremona era caduta la neve. Io e Sara avevamo un’unica camera ma per evitare ogni imbarazzo chiesi una camera singola per me. Dopo una buona cena, in ottima compagnia e una passeggiata ci ritiriamo sul presto stanchi dalla lunga giornata trascorsa tra nevicate, il viaggio e la conferenza dei gruppi di progettazione. La mattina dopo una leggera colazione ci dirigiamo verso il punto di ritrovo in Comune a Cremona per una presentazione del concorso da parte dell’ente banditore seguito da un buon buffet dove ho l’occasione di conoscere i vari architetti partecipanti alla competizione. Con dei piccoli bus l’organizzazione ci conduce presso l’area d’intervento. Strana la sensazione di fare questo percorso con personaggi che abitudinariamente “frequentavo” sulle riviste di architettura. Durante il sopralluogo le prime sensazioni. Lo stadio e l’area degli ex macelli proprio non dialogano. Si ricerca un nuovo frammento di città un nuovo brano urbano da cucire. Fotografie, riflessioni, conversazioni, i primi schizzi, tutto nel freddo di febbraio avvolti da una bella neve. Ma chi lo sentiva il freddo! Li mi sentivo un architetto vero, uno di quelli che possono veramente esprimere le proprie idee e i propri sogni. Non ero il capogruppo, ma ne avevo uno che rispettavo e ammiravo profondamente e potevo contribuire con le mie idee a risolvere un tema molto complesso nell’ambito del recupero e della trasformazione urbana. A differenza del precedente concorso a Pisa cinque anni prima nell’ambito del recupero dell’ospedale Santa Chiara, l’area in questo caso risultava molto più aperta e lontana dal centro della città storica. Santa Chiara a Pisa, al contrario, per sua natura si configura come una cittadella ospedaliera chiusa ultra specialistica da connettere con la città; Cremona invece si presenta come area a comparti da connotare con le valenze proprie e connettere per una nuova fruizione aperta alla città. Una bella sfida. Terminato  il sopralluogo salutiamo Oriol e rientriamo in albergo dandoci appuntamento per le prime sintesi e intuizioni maturate durante i giorni di confronto con le prime traduzioni progettuali. Salutiamo il nostro collega Andrea e torniamo a Pisa stanchi ma carichi di speranza e ambizioni. Per noi pisani sarebbe stata una grande occasione vincere questo concorso lavorando con lo studio di Barcellona.

L’inizio del progetto.

Nei giorni successivi, in studio, iniziamo a lavorare. Come al solito pur scambiando le prime impressioni con la capogruppo inizio a sviluppare il progetto secondo le mie sensazioni e idee. Un’altra differenza rispetto al Santa Chiara sta nel gruppo di lavoro. Nel caso del concorso di Pisa avevamo come partner nel gruppo di progettazione un grande studio d’ingegneria, i D’Appolonia di Genova e uno studio emergente, i MAB arquitectura con studio a Milano e Barcellona. In quel caso pur lottando insieme a Sandro Bonannini (all’epoca mio partner professionale pisano) per affermare le nostre idee, il nostro rapporto con gli MBM era mediato dai MAB e questo non aiutava ad un diretto scambio di opinioni; a Cremona invece potevo interagire direttamente con Oriol alla pari pur nel rispetto dei ruoli, gli MBM ci avevano dato il giusto spazio per esprimerci al meglio delle nostre possibilità. Essendo un concorso dove la parte di visione urbanistica era assolutamente determinante decidemmo di non avvalersi di uno studio d’ingegneria e gran parte delle analisi furono effettuate direttamente da noi a Pisa avvalendoci di una consulenza esterna da noi indicato. In questo concorso quindi con il grande studio di Barcellona posso dire che il rapporto di fiducia si era molto accresciuto cosa della quale ne fui molto grato ad Oriol. In studio Oriol si avvaleva della collaborazione di Alessandra Brancaccio una sua capo progetto; un architetto molto in gamba che si rivelò utilissima nell’economia del lavoro di squadra tra i due gruppi. Il lavoro in studio procedeva con i primi schizzi confrontandomi con Sara e con le prime grigli di calcolo di Marco per trovare la giusta mixitè urbanistica dell’intero progetto.

Due le direzioni prese tra Pisa e Barcellona. La mia posizione era quella di creare un nuovo brano di città cercando di proseguire la conformazione dei lotti esistenti ricucendo l’area storica con quella di progetto seguendo l’articolazione della maglia del centro storico di Cremona. La posizione di Barcellona era invece derivata dalla ricerca di una lettura per isolati sostanziata da blocchi a corte aperta. Dopo un dibattito e confronto decidemmo per la seconda posizione ipotizzata dalla capo gruppo dove un ruolo primario fu nell’ideazione di David Mckay.

Decidiamo di incontrarci in studio.

Arrivo a Barcellona per due giorni di lavoro tra l’altro contemporaneamente stavamo partecipando alla gara per l’assegnazione dell’incarico del nuovo Piano regolatore di Livorno (ma questa è un’altra storia) e quindi si prefiguravano 2 giorni intensi di progettazione e coordinamento. Molto bene! Quello che cercavo un confronto per scendere sempre più in profondità nella ricerca progettuale. Ho appuntamento con Oriol alle 10 del mattino in ufficio; Come al solito arrivo da Girona e sul posto cerco di essere in Placa Real per un caffè. Iniziamo la riunione. In studio in scorcio noto la figura di un altro grande Josep Martorell da sempre socio di Bohigas e fondatore insieme a lui dello studio e del Gruppo R. Intravedo in ufficio il maestro Bohigas che dopo un breve saluto si ritira nel suo ufficio privato immerso nella consultazione di volumi di architettura. Con Oriol e Alessandra ci ritroviamo nella grande sala riunioni affacciata sulla bellissima Placa Real. Durante il confronto Alessandra mi invita a a esporre con forza le mie idee; come sempre faccio quando lavoro in gruppo non essendone in questo caso il capogruppo presento e difendo le mie soluzioni progettuali ma alla fine le decisioni devono essere prese e la capo gruppo deve prendersi l’onore e l’onere della decisione finale sulla direzione da prendere. Cosi intendo il lavoro di gruppo. Si dibatte ci confrontiamo con generosità ma poi decidiamo e tutti diamo una mano secondo le nostre possibilità; ovviamente, ma questo non è il caso, se le idee sono radicalmente distanti tutto divento molto più difficile ma con gli MBM ho sempre condiviso il metodo e questo agevolava molto il confronto. Alcune parti del mio pensiero vengono recepiti su un’impronta definita da MBM che in parte condivido ma profondamente diversa dalla mia.

Nel pomeriggio iniziamo a lavorare sulla candidatura per il concorso sul Piano Regolatore di Livorno che per un solo vizio di forma probabilmente ci ha privato della vittoria. Sarei stato molto fiero di portare a Livorno il contributo di un grande studio che ha fatto dell’urbanismo quasi un’espressione professionale. Arrivati a fine giornata ci salutiamo dandoci appuntamento per la serata per una cena; esco dallo studio per iniziare il mio “girovagare” per Barcellona. Mi piace sempre “perdermi” nelle città anche quelle che conosco. Lasciarmi condurre dalla curiosità della scoperta di angoli sconosciuti sempre alla ricerca di nuovi scorci e frammenti di città che possano generare interesse e motivo di crescita culturale. Arrivo nella zona di las Glories e tra gli edifici progettati da Carlos Ferrater, David Chipperfield, Jean Nouvel mi avvicino all’edifico di MBM della casa editrice RBA e a quello in costruzione del Museo Disseny Hub. Continuo a arrivo alla sede del Gas Natural, di EMBT Eric Miralles Benedetta Tagliabue, con il suo incredibile sbalzo; mi fermo per una telefonata e ammiro l’ardita struttura. Incredibile!

E’ l’imbrunire e l’edificio di vetro riflette le luci della notte nascente di Barcellona. Mi sento anche io architetto. A Barcellona, lavorando ad un importante concorso internazionale insieme ad uno degli studi più prestigiosi del mondo in fronte all’opera di due architetti geniali. In una splendida città dopo una giornata di lavoro ad alto livello e ora il confronto con edifici iconici dell’architettura contemporanea. Penso che è quello che voglio fare, quello che voglio vivere, quello che deve essere la mia professione, quello che è un architetto; non importa se costruirò grandi edifici o grandi parti di città ma dedicarsi con tutto me stesso a un’idea di grandezza, fatta di dedizione e pensiero visionario, stando nel mondo, con tutte le sue difficoltà e a tutti i compromessi che dovrò valutare ma pensando sempre a questa idea. Cosi capisco il resto della professione, solo se un architetto si avvicina a questa filosofia può riuscire a sopportare tutta la parte di contorno che poco a vedere con l’arte dell’architettura. Il mestiere e l’arte devono essere in equilibrio. Io credo profondamente nell’etica del lavoro. Fin da piccolo mi è stato trasmesso da mio padre artigiano e da mia madre ragioniera. Credo nel lavoro dove talento e intelligenza possono trovare espressione. Sulla strada per il mio alloggio alla Barcelloneta ripercorro la Vila Olimpica disegnata da Bohigas e gli MBM arquitectes e ancora capisco l’importanza del loro lavoro. Architettura basica di altissimo livello che diventa ossatura e qualità della città costituendosi parte integrante nel quartiere. Un grande progetto.

Il mio alloggio è di quanto più brutto mi sia capitato. Una camera senza finestra in un albergo che appena entrato mi accoglie con un nauseante odore di fritto bruciato. Ma non è importante, anche se dormo con tutti i vestiti! Non mi interessa penso a quanto in questa giornata ho avuto dall’architettura e sogno di poter progettare parti di città come gli MBM hanno fatto per la loro. Perché questo mio mitizzare gli MBM non deriva soltanto dal fatto che hanno progettato parti di città ovunque nel mondo ma che il loro progetto più iconico lo hanno fatto proprio a casa loro a Barcellona, contribuendo a cambiare le sorti di una città cosi importante; un Sindaco e un architetto hanno sognato un nuovo futuro di una città fumando un sigaro come lo racconta Robert Hughes. Avevo infatti appena vissuto una giornata di lavoro immerso nell’architettura vera. Dopo una doccia in una improbabile vasca (chiamiamola così) esco e mi incontro con Oriol e Alessandra diretti al delizioso ristorante nella zona della torre progettata da Dominique Perrault, lo Sky Hotel.

Dopo una simpatica cena, in ottima compagnia, con l’immancabile pane e pomodoro come accompagnamento fisso alle pietanze, ci dirigiamo per una bevuta della “buona notte” nel bar della Hall dello Sky e con un sanissimo Gin Tonic concludo la mia prima giornata memorabile a Barcellona. Ci salutiamo per ritrovarci la mattina dopo per una sessione di lavoro mattutina; era un venerdi con un sole e un celo di un azzurro intenso; quel tipo di giornate che ti pongono in buon umore verso il mondo e tutte le persone che incontri sulla tua strada. Oriol aveva da occuparsi di questioni di studio per trovarci dopo a pranzo al Canete, un ristorante simpatico dietro la Rambla dalla parte del Raval, nei pressi del Gran Teatre del Liceu, che ci ospita al lungo bancone con sgabelli dove tra una coppetta di Cava e l’altra degustiamo ottimi piatti del posto. Parliamo di architettura, di vita, di architetti e di città e con Oriol iniziamo ad essere amici. Sai quella sensazione che sono tirate a basso le barriere della convenzione e inizia un elegante empatia che ti porta a parlare di tutto non solo di architettura. Soprattutto io sono “simpaticamente” a fare domande sul mondo della grande architettura. Ma Oriol è gentile e si presta volentieri alla mia smania di conoscenza. Sento per lui una vera ammirazione e amicizia mista a riconoscenza per avermi considerato alla pari nel gruppo di lavoro. Sarò sempre riconoscente a Oriol di questa sensazione che oggi cerco di trasferire ai miei ragazzi di studio. Accompagnato da una leggera ebbrezza con quella leggerezza che contraddistingue questo stato d’animo, mi dirigo verso la Rambla per andare alla fermata del bus che mi ricondurrà a Girona direzione Pisa. Arrivato sulla Rambla all’altezza di Placa Real vedo un signore con il bastone che cammina con un portamento fiero; una figura che si distingue, anziano ma con un’aurea di mito intorno a se. Un passo lento ma sicuro. Una leggenda, un grande uomo, politico e architetto che sale la Rambla dei Cappuccini in direzione Placa Catalunya. Oriol Bohigas.

Quell’immagine nel solo di aprile di Barcellona rimarrà per sempre impressa nella mia memoria. Passione infinita per la città. A Pisa, in studio il gruppo di lavoro viene organizzato con Sara che mi supporta costantemente e Marco che inizia a lavorare sull’infinita tabella di calcolo e di conteggi che poi daranno un ottimo punteggio finale nel risultato di concorso. Sandro Ghezzani inizia a lavorare sulla modellazione 3D per poi passare ai rendering. Il tempo passa e si susseguono i giorni di lavoro. Lo studio lavora appieno ritmo sui tre progetti che potrebbero portare grande prestigio, il Cremona City Hub, il Piano Regolatore di Livorno e la torre uffici a Pisa. Si percepisce che lo studio è immerso nell’architettura, sta facendo architettura; è quello che voglio e per cui ho lottato da anni con scelte anche molte decise e di sacrificio. Qualche giorno prima della data di consegna Oriol arriva a Pisa per visionare la consegna del progetto di Cremona e per seguire le ultime fasi della preparazione delle tavole e della relazione illustrativa. Con Oriol, Sara, Marco e Sandro lavoriamo duro e per le ultime fasi di renderizzazione ci trasferiamo nello studio di Sandro a San Giovanni. Buon lavoro, poi ultimati con gli schemi elaborati con Sara, le tabelle e gli schizzi a mano di Marco che è un ottimo disegnatore. Siamo contenti e soddisfatti del nostro lavoro. Un nuovo frammento di città in linea con la filosofia MBM ormai da me pienamente condivisa. Dopo aver finito, stanchi ma contenti andiamo a cena con Oriol. Come sempre ottima serata. Rientro a casa prima, la mattina dopo sarei dovuto andare da Pisa a Cremona per la consegna accompagnato dal mio grande babbo che mi segue sempre per le consegne dei concorsi.

Consegniamo in tempo e facciamo visita alla città. Settimane dopo, sotto la torre, accanto al mio Busketo aspetto il risultato. Il grande maestro della cattedrale che sempre saluto e invoco come una divinità tutelare mi osserva curioso nel vedere il “l’allievo” che sempre lo cerca nella speranza di avvicinare la sua grandezza.

Il risultato arriva. Quinti! Una grande delusione mi avvolge. Speravo nella vittoria. E’ la seconda volta dopo Pisa che lavoriamo insieme con gli MBM ma purtroppo in entrambi i casi non riusciamo ad avere fil successo sperato. Restano comunque molte cose; un grande progetto e soprattutto dopo cinque anni un’altra possibilità di progettare a fianco a dei maestri dell’architettura contemporanea. Di questo progetto, in seguito, mi rimarrà sempre un bellissimo ricordo, un’amicizia importante con un grande architetto con il quale spero di lavorare ancora in futuro. Ma di tutto ciò che ho vissuto, in questi mesi, l’immagine che mi resterà maggiormente impressa è quella del signore con il bastone sulla Rambla.

Oriol Bohigas, il grande architetto.

 

Aprile 2020

 

 

 

Massimo Del Seppia Architetto