admin on February 24, 2022

Cronaca di un'incontro. Il progetto Santa Chiara.

“Progetto Santa Chiara Pisa. Cronaca di un incontro, aprile-settembre 2007”.

“Non si può parlare di Barcellona se non si parla di MBM e, in particolare, di Oriol Bohigas. Non conosco uno studio professionale tanto affermato nel mondo che sia così radicato nella sua città fino a confondersi con essa, tanto che – quando la sua opera viene richiesta altrove: ad Aix en Provence come a Salerno – si chiede, da parte del committente, di importare un’esperienza: quella di Barcellona. Bohigas è l’uomo della rinascita di Barcellona, e al tempo stesso ne è l’autore e l’animatore, una figura, cioè, non assoluta e unica, ma rappresentativa di un grande impulso vitale che ha coinvolto nella città gli amministratori, gli architetti, i cittadini stessi. Non si può comprendere ciò che è avvenuto a Barcellona se non si coglie questo grande movimento in cui il protagonismo di Bohigas ha avuto la funzione di animare, senza che lui si sia mai posto nella veste di autore unico, isolato e chiuso in una sua torre d’avorio. Dietro a questa semplice constatazione di fatto sta la grande dimensione etica della figura di Bohigas, il suo senso della democrazia e al tempo stesso la sua “appartenenza a Barcellona (…)”.

  1. Gabrielli, Oriol Bohigas, area n. 70 anno XIV, Milano, 2003, p.8

 

A Pisa si parlava da tempo del trasferimento dell’ospedale santa Chiara, ubicato in un’area adiacente alla celeberrima Piazza dei Miracoli, nel nuovo complesso ospedaliero di Cisanello. Questo spostamento era finalizzato alla concentrazione del servizio di assistenza ospedaliera in un unico grande polo e al contempo alla trasformazione ed alla valorizzazione di un’area di circa 11 ettari nel centro della città con infinite possibilità di miglioramento da un punto di vista del sistema urbano. Sarebbe presto uscito il bando per il concorso internazionale di progettazione urbanistica. Per me, allora, era un sogno poter partecipare a questa competizione che avrebbe generato un importante dibattito in merito alla trasformazione di una parte così importante della città e con entusiasmo lessi il 10 gennaio del 2007 sulle pagine del Il Tirreno un articolo che comunicava l’imminente uscita del bando di concorso ma subito dopo con grande delusione vidi che si trattava di un concorso con pre-selezione a curriculum e che quindi da solo non avrei mai potuto essere selezionato tra i dieci finalisti.

Con lo studio, in quel periodo, collaborava da due mesi l’architetto catalano Teresa Claur Hernandez la quale appreso il mio interessamento e la mia delusione per non poter partecipare alla competizione internazionale mi disse che un suo conoscente, l’architetto Francesco Paolo Chiechi che lavorava presso lo studio MBM di Barcellona, cercava per il suo ufficio uno studio a Pisa per collaborare con loro al concorso Santa Chiara. In un primo momento pensai a quali studi di architettura pisani potessi indicare ma poi decisi di tentare personalmente inviando il mio curriculum congiuntamente al mio amico e collega l’architetto Sandro Bonannini.

Il curriculum fu ritenuto esaustivo e quindi fu deciso per la partecipazione. Avrei potuto partecipare ad una competizione internazionale su un’area molto importante per il futuro della mia città e con lo studio che al mondo era ed è tutt’oggi tra i più importanti in materia di urbanistica ed in particolare capace di trasformare e rivitalizzare con i loro progetti intere porzioni urbane come per esempio la Barcellona del periodo tra il 1980 ed il 1992 e questo era esaltante. Occorreva fare un incontro con lo studio MBM a Barcellona per impostare il lavoro inerente la prequalifica prevista dalla prima fase del concorso.

Partii con Teresa Calur la mattina del 12 aprile con un volo Click air. Avevamo appuntamento nello studio di Placa Real intorno alle 10 con Oriol Capdevila, uno dei cinque soci dello studio. Lo studio MBM si trova nel cuore del Barrio gotico in una piazza ottocentesca dove lo stesso A.Gaudì aveva disegnato i lampioni per l’illuminazione notturna. Una volta entrati nell’ufficio si percepiva immediatamente l’atmosfera del grande studio di architettura ed avere la possibilità di poter collaborare ad un progetto con uno dei più importanti studi di architettura del mondo era inebriante. Lo studio MBM non è una fabbrica di progetti ma è più a livello artigianale con un numero di collaboratori che varia per scelta tra lei 30 e le 40 unità che consente di affrontare qualsiasi tema ed al contempo di mantenere il pieno controllo in ogni fase della progettazione garantendone la qualità MBM. Durante la riunione presentai una relazione sulla storia del sito e decidemmo di implementare il gruppo di progettazione con uno studio che si occupasse di strutture e mobilità; Oriol Capdevila fece chiamare lo studio d’ingegneria D’appolonia di Genova, grande ufficio con il quale MBM collabora costantemente sui progetti italiani. Il gruppo di progettazione fu così costituito dal gruppo Barcellona implementato dai Mab arquitectura, dal gruppo Pisa che si avvalse della consulenza dell’agronomo dott. Guido Franchi e dal gruppo di Genova.

Noi di Pisa, dovevamo coordinare la consegna di questa prima fase, ed in particolare di redigere la relazione metodologica di progetto. Dopo aver pranzato in Placa Real, al Taxidermista, un ristorante caratteristico della rinascenza catalana di recente restaurato dall’architetto Beth Galì, proseguimmo la riunione nel pomeriggio dove ebbi modo di vedere in studio,  indaffarati intenti al lavoro gli architetti Martorell, McKay e Oriol Bohigas. Conoscevo già l’opera dello studio MBM dalle pubblicazioni di settore ma il trovarsi a diretto contatto con professionisti che fanno urbanistica ed architettura da più di 50 anni è stata indubbiamente un’esperienza particolare. Lo studio MBM ed in particolare la figura di Oriol Bohigas anno dedicato l’intera esperienza professionale alla città di Barcellona dimostrando una “Pasion por la ciudad” che a reso questi tre architetti simbiotici ad essa. Nel tardo pomeriggio ci salutammo avviandoci per le strade di Barcellona verso la stazione degli autobus per andare a Girona dove saremmo rientrati a Pisa con un volo Ryan air. Prima di questa esperienza non conoscevo direttamente la città di Barcellona, ma ne rimasi immediatamente affascinato dalla sua bellezza calda e avvolgente. Rientrammo all’aeroporto G. Galilei alle una del mattino. Il giorno seguente ci mettemmo a lavoro.

Per scrivere la nostra relazione di quattro cartelle ne scrivemmo a decine per poi selezionarne le parole e scegliere i concetti fondamentali che sinteticamente avrebbero descritto per grandi linee le intenzioni di progetto. Parallelamente lo studio di Barcellona stava componendo il curriculum del gruppo di progettazione scegliendo alcuni progetti simili a quello in oggetto di concorso. MBM presentò progetti quali la Vila Olimpica, il fronte marittimo di Catania, il progetto di riqualificazione della stazione di Parma ed il padiglione del futuro realizzato in occasione dell’esposizione universale di Siviglia nel 1992, noi di Pisa inserimmo il nostro polo culturale di Fiesso D’Artico in provincia di Venezia ed il progetto di recupero dell’ex ospedale psichiatrico di Volterra che presentava notevoli similitudini al tema d’intervento. Nel mese di aprile confezionammo la documentazione necessaria e consegnammo il materiale richiesto. Parteciparono al concorso 40 gruppi di grandissima levatura e di livello internazionale  tra cui lo studio David Chipperfield architects, Luigi Snozzi, Giorgio Grassi, Giampiere Buffi e Hans Kollophff, lo studio Natalini, Boris Podrecca ed altri ancora. Il nostro gruppo fu selezionato tra i primi 10 e fummo invitati alla giornata dedicata al sopralluogo sul sito d’intervento; la consegna del progetto era per il 16 di Agosto. Stavamo gareggiando per il futuro di un’area strategica per la città di Pisa, la mia città e questo insieme a grandi gruppi internazionali.

Il giorno del sopralluogo ci incontrammo con i rappresentanti degli studi partecipanti alla finale ed ai rappresentanti dell’ente banditore; ebbi modo di conoscere tra gli altri Luigi Snozzi e Giorgio Grassi, architetti di grande fama internazionale artefici di grandi progetti di trasformazione urbana. Eravamo in quel giorno, immersi in un’atmosfera molto suggestiva caratterizzata da grandi personaggi tutti intenti a capire quale fosse il progetto ideale per questo tema così importante par la città di Pisa. Per tutta la giornata ci confrontammo con i responsabili del concorso, facendo infinite domande, ascoltando spiegazioni ed obbiettivi che l’ente banditore si era prefisso, osservando e cercando di capire cosa trarre da quel confronto così intenso. Conoscevo già molto bene l’area d’intervento ma per la prima volta cercavo di immaginarne il suo nuovo futuro. La sera ci salutammo con il gruppo Genova e con i rappresentanti dello studio MBM venuti da Barcellona.

Nei giorni seguenti iniziammo a lavorare sul progetto.

Noi del gruppo Pisa iniziammo con il nostro agronomo Guido Franchi il rilievo di tutte le caratteristiche del complesso sistema botanico dell’area d’intervento che per l’appunto si trova anche in adiacenza al famoso giardino botanico di Pisa, catalogando le essenze, le loro peculiarità e criticità per comprendere quali fossero le possibilità di trasformazione e miglioramento.

Parallelamente con Sandro Bonannini disegnavamo le prime idee di progetto che presto avremmo trasferito a Francesco Chiechi che ci faceva da collegamento con lo studio MBM. Di ogni edificio rilevate le caratteristiche principali ipotizzammo una futura nuova destinazione d’uso nel quadro complessivo del progetto di trasformazione cercando di capire come far interagire la Piazza dei Miracoli con l’area Santa Chiara. Tutto ruotava sempre intorno all’idea di recuperare questa area con l’obbiettivo di integrarla con il resto della città creando un nuovo comparto urbano perfettamente integrato nella città storica. Il pensiero di un sistema di piccole piazze e percorsi pedonali era sempre presente con un fulcro da individuare per creare un nuovo punto di riferimento per la città. Lo studio di Barcellona sul finire del mese di giugno ed i primi del mese di luglio ci inviò i primi schizzi che prevedevano una grande piazza delimitata da due nuovi edifici ad ovest ed est dall’edificio di chirurgia generale a nord e dall’edificio di medicina generale a sud; il disegno prevedeva inoltre un grande parcheggio interrato talea rendere l’area interna all’intero comparto il più possibile pedonale. L’idea di far stare le automobili ad un livello interrato, rendendo totalmente pedonale o quasi l’area fu nei giorni successivi sviluppata come una vera e propria parte di città ipogea arricchendola quindi di funzioni come per il esempio il nuovo grande auditorium ma comunque aperta verso l’esterno con dei grandi patii verdi che ne avrebbero annullato l’effetto sotterraneo.

A Pisa lavoravamo con lo studio di Genova alla verifica delle complesse interazioni del nostro progetto con il sistema della mobilità cittadina esistente . Dopo innumerevoli confronti fissammo un incontro con lo studio di MBM a Barcellona per una riunione con Oriol Bohigas al fine di fare un punto della situazione sul progetto e gettare le basi per la fase finale della progettazione. Il 13 di giugno con Teresa Claur partii da Pisa questa volta per un viaggio meno pesante prendendomi due giorni che mi avrebbero consentito anche di approfondire ancora un poco la mia conoscenza della città catalana.

Arrivammo verso le 15:00 del pomeriggio e per tutto il resto della giornata mi feci guidare da Teresa Claur per Barcellona. Non avendo grande disponibilità di tempo scelsi di vedere l’area della Villa Olimpica, della nuova Icaria e del nuovo Parco del Litorale che facevano parte di uno dei più importanti progetti di trasformazione urbana coordinati da Oriol Bohigas e dallo studio MBM in occasione dei giochi olimpici del 1992. Oltre agli edifici ricordo mi impressionò la capacità politica di creare una nuova visione di città condivisa anche dai cittadini invertendo le sorti di una metropoli che fino ad allora voltava le spalle al mare mentre adesso ne è diventata di nuovo simbiotica e questo in  un periodo di pochi anni. Una infinità di nuovi luoghi pubblici furono creati in questo periodo, piazze, viali alberati, aree a verde, scuole, edifici pubblici a carattere sportivo un nuovo sistema di mobilità carrabile ma anche pedonale e ciclabile ed altro ancora crearono un nuovo sistema urbano più al servizio del cittadino più a misura d’uomo. L’idea urbanistica infatti partiva dallo spazio pubblico e da questo anche lo spazio privato ne avrebbe tratto vantaggio e beneficio. Ricordo che feci camminare Teresa per chilometri ma alla fine del pomeriggio eravamo entrambi appagati e contenti di aver condiviso questa escursione in una parte così significativa di Barcellona e così segnata dall’opera degli architetti Martorell, Bohigas e Mckay. Salutai Teresa e rientrai all’albergo cinque nazioni sulla Rambla dei cappuccini vicino alla Bouqueria.

Avevo appuntamento con Francesco Chiechi per la cena.Ci ritrovammo con Teresa e poi andammo all’appuntamento con Francesco e Maria, un altro architetto facente parte dello studio MBM, al ristorante Los Caracoles in calle escudellers un delizioso angolo del Barrio gotico dietro Placa Real. Cenai in ottima compagnia e dopo fui molto felice di un escursione guidata per il quartiere del Raval fino al museo di arte contemporanea di Barcellona, il MACBA progettato da Richard Meier. Rientrato in albergo mi preparai per l’incontro del giorno seguente.

La mattina del giorno seguente ci recammo all’appuntamento presso lo studio MBM di Placa Real. Relazionai a Bohigas in maniera ancora più approfondita circa le caratteristiche intrinseche del sito e delle ricadute che avrebbe portato il progetto di trasformazione sulla città come per esempio il suo rapporto con l’area della cittadella vecchia dove è in allestimento il museo delle navi antiche ma soprattutto rappresenta un’area strategica per il futuro dell’offerta mussale della città. Ci confrontammo con Bohigas, Capdevila ed i Mab; nell’occasione spiegai le problematiche che avrebbe incontrato la nostra idea di far un progetto in parte ipogeo vista l’esperienza negativa vissuta con la Piazza Vittorio Emanuele dove si cerca di avere da anni un parcheggio interrato a più livelli. Comunque si decise di approfondire l’idea di progetto.

Pranzammo sulla terrazza di un ristorante alla moda sulla ramala e nel pomeriggio proseguimmo la riunione operativa con il gruppo di lavoro. Rientrammo a Pisa in tarda serata con alcune certezze ma con altrettanti dubbi sull’esito finale del progetto. Nelle settimane seguenti lavorammo duro e proseguimmo a distanza il dibattito interno al gruppo che si era creato intorno alla questione di puntare in modo così forte sulla parte interrata.

Oriol Capdevila mi chiese poi di fissare un appuntamento per un sopralluogo da tenersi a Pisa con parte del suo gruppo e Oriol Bohigas. Ci vedemmo a Pisa il 16 di luglio per una giornata di verifica sul posto. Nell’occasione con Sandro Bonannini potemmo visitare il camposanto monumentale di Pisa, uno dei quattro monumenti della piazza dei miracoli, una spazio magico, un edificio di una modernità sconcertante anche se progettato 750 anni fa. A sera cenammo in una osteria caratteristica pisana vicino la Piazza dei Cavalieri dove avemmo modo di scambiare una ottima conversazione parlando di architettura, urbanistica confrontandoci sul progetto ma anche di altro approfondendo la nostra conoscenza. La mattina del 17 luglio accompagnammo il gruppo di Bohigas all’aeroporto Galileo Galilei salutandoci con affetto. Avremmo trascorso i giorni seguenti lavorando alla chiusura del progetto che presentammo il 10 di agosto del 2007. Le 4 tavole in A0 erano molto belle e della relazione di 40 pagine in A3 che avevamo curato noi di Pisa ne ero molto soddisfatto.

La proclamazione del progetto vincitore dopo un fine di estate di attesa e speranza si svolse nella villa del parco di San Rossore alla presenza del sindaco e di tutta la giuria. Purtroppo il concorso non lo vinse il gruppo Barcellona-Pisa-Genova capeggiato da Oriol Bohigas ma lo studio inglese di David Chipperfield, nonostante ciò l’esperienza vissuta in quei mesi fu per me molto importante e mi dette spunto e modo di approfondire la conoscenza di un maestro e di un grande studio di architettura ed in seguito di poter leggere meglio l’esperienza di una città incredibilmente bella e vitale come Barcellona.

Nella prefazione del libro, Barcellona 1981-1992, pubblicato da Alinea nel 1991, Leonardo Ricci scriveva sull’atmosfera effervescente che si percepiva nella città di Barcellona in quegli anni:

“(…). Dobbiamo subito dire che siamo rimasti ammirati per il metodo, il processo, di come l’urbanistica viene esercitata. Andando all’Ajutamento non trovi burocrati passacarte, incapaci di progettare, ma architetti preparati culturalmente e professionalmente, orgogliosi di quello che stanno facendo.

Dalla grande alla piccola scala.

Questo orgoglio non è solo degli amministratori, degli architetti, dei tecnici. Parlando con normali cittadini non addetti ai lavori, non abbiamo mai inteso quelle lamentazioni qualunquiste, legate ad un passato finito, privo di speranze per il futuro. Tutto il contrario. La grande Barcellona. La nuova Barcellona.”

  1. Bianchi, E. Martora, P.Setti, Barcellona 1981-1992 trasformazioni urbane e realizzazioni sportive, Firenze 1991, p.22

 

Quanto ho potuto capire e studiare di ciò che è successo a Barcellona dal periodo pre-olimpico ad oggi in parte sta accadendo nella mia città, Pisa, infatti grandi progetti sono in attuazione e grandi trasformazioni urbanistiche potrebbero concretizzarsi nello spazio di pochi anni. Abbiamo di fronte una grande occasione di migliorare la nostra città per renderla come merita, un grande polo di cultura, una città vivace con lo sguardo sempre aperto verso il futuro. La classe dirigente, gli amministratori, gli architetti, i tecnici ed i cittadini possono credere che qualcosa possa cambiare ed avviare una stagione di grandi trasformazioni.

Questo è il mio augurio e la mia speranza.

 

 

Massimo Del Seppia Architetto