michael on February 19, 2024

La Città Condivisa
Un Laboratorio Sociale Permanente

LA CITTÀ CONDIVISA.
UN LABORATORIO SOCIALE PERMANENTE

La “città condivisa” è qui in quanto esempio di un pensiero che si sta sviluppando nel tempo, avvantaggiato del fatto
che, a differenza di altre manifestazioni ricorrenti, le varie edizioni di questa Biennale si avvalgono di crescenti e significative
esperienze e di testimonianze internazionali di primo piano: nello stesso tempo godono della continuità dei curatori.
Un pensiero quindi lungo un percorso unitario, carico di sollecitazioni ed apporti: promette sviluppi futuri.

La Biennale di Architettura di Pisa è un laboratorio di idee, dispositivo per la città, capace di creare le
condizioni, nel suo svolgimento di vero e proprio urban center.
Il pensiero fondativo di questo progetto, ideato dall’associazione culturale LP (laboratorio permanente per
la città), è quello di attivare, un sistema di partecipazione attiva e di indirizzo verso le migliori pratiche per creare
i presupposti di una conoscenza diffusa volta alla ricerca di una città sempre più equa e solidale dove l’architettura
è chiamata a rivestire un ruolo strategico nella società.
La Biennale di Pisa fin dalla sua fondazione, nel 2015, ha sempre trattato il tema dello spazio pubblico
ritenendolo, fondamentale spazio di condivisione ed equilibrio.
La “città condivisa”, sentito tema della V edizione del 2023, è il portato, in continuità, di tutte le altre edizioni
rispondendo ad un pensiero e percorrendo una strada teorica volta alla ricerca, per mezzo dell’architettura e della
città, di tutti i sistemi strategici indirizzati all’abbattimento delle eccessive differenze presenti all’interno della società.
La sua quotidiana analisi generalmente porta a considerazioni di grandi disuguaglianze dove chi è in difficoltà
non ha gli strumenti necessari per la crescita personale o comunque gli è resa molto difficile dalle forti differenze
tra classi socio economiche di appartenenza.
Occorre cambiare, essere più generosi e talentuosi nel sognare un futuro migliore per le prossime generazioni
di cittadini. Frugalità, prossimità, integrazione, dialogo sono alcune parole chiave di cui oggi abbiamo necessità.
Queste istanze sono comunque nell’aria e il nostro compito è quello di cogliere queste esigenze modificando
i nostri comportamenti ed elaborando nuovi modelli in grado di garantire maggiore equità nella nostra società.
La “città condivisa”1 nasce come naturale prosecuzione di “Renaissance”2: i 2 progetti vanno intesi come
parti di un unico messaggio ovvero quello di “rinascere” (del periodo pandemico con nuove aspettative di futuro)
con un nuovo spirito collettivo di condivisione, di solidarietà e maggiore equità sociale cercando di costruire città
più giuste dove l’architettura abbia un ruolo centrale nella città del futuro.

La Biennale stessa si pone quindi come esempio di condivisione segnando il senso di questo ragionamento
partendo dall’impegno di ciascuno di noi e dalla passione per la città potremo trovare soluzioni per un futuro
migliore connotato da un sempre più importante equilibrio sociale.
La filosofia diventa studio e ricerca individuando alcune aree strategiche di approfondimento come l’abitare,
la scuola, la cura, lo spazio di connessione sociale, la cultura e lo sport.3
Su questo terreno si misurano le idee degli architetti provenienti da tutto il mondo proponendo esempi tali
da rappresentare idee da riprendere, adottare ed elaborare per la città di Pisa.
La dimensione della città di Pisa, in questo caso diventa laboratorio ed è ritenuta dimensione perfetta per
l’applicazione di questa semplice teoria, ovvero che con la conoscenza, la volontà e il talento e la passione
possiamo creare i presupposti per una lettura omogenea e “finita” dove sono individuabili i fattori di equilibrio
alle varie scale applicando quindi le azioni correttive volte al benessere delle persone che vivono quotidianamente
questa realtà nella sua dimensione urbana.
La Biennale pisana attiva un laboratorio permanente individuando un “modello Pisa” pensando a questa
dimensione urbana come ideale per l’applicazione di questa teoria.
LP, ha seguito fin dalla sua fondazione un suo principio legato alla comprensione a all’azione verso la propria
città, “di quartiere in quartiere per piccoli passi”, ovvero il miglioramento delle nostre città per piccole azioni
possibili imparando dal modello Barcellona che alla fine degli anni ’70 guidati dal maestro Oriol Bohigas è riuscita
a cambiare volto proprio grazie anche ad un’infinità di piccoli interventi di prossimità che consentirono una
riqualificazione urbana senza precedenti; la sua visione di lettura della città è per quartieri ritenendoli unità
omogenee ben identificabili a cui il cittadino può riferirsi con chiarezza di lettura.
Questo metodo, LP lo ha fatto proprio ed utilizzato in ogni biennale di architettura di Pisa attivando
workshop, progetti di laboratorio e costituendo anche un gruppo di lavoro che in ogni biennale ha studiato e
avanzato proposte in vari quartieri.
La “città condivisa” nasce quindi come un progetto interno alla Biennale da cui si è generato un altro studio
e gruppo di lavoro nato da LP, il Gruppo Città laboratorio, costituito da architetti, ingegnerie e studenti ed ha
iniziato a disegnare, a partire dal 2019, una carta d’intenti, chiamata “Carta delle azioni possibili”.
Questa Carta parla di piccoli interventi facilmente realizzabili pensati dal basso, con percorsi partecipativi
ed è una carta pensata per essere costruita e aggiornata nel tempo insieme a tutti i soggetti che ne vorranno
prendere parte a partire dai cittadini di Pisa.
La Carta, stampata in dimensioni 488*244 cm è stata esposta per la prima volta a Pisa negli spazi degli
Arsenali Repubblicani nell’ambito della mostra ideata da LP4, con l’obiettivo di essere esposta in modo
permanente in spazio pubblico a disposizione dei cittadini per proporre osservazioni e idee per il
miglioramento dei propri quartieri diventando così un vero e proprio dispositivo di partecipazione attiva e
permanente nel tempo.

L’idea di fondo sta nel “prendersi cura della città” attraverso la cura dei propri quartieri promuovendo
piccole azioni di recupero funzionale al fine di rendere gli spazi di risulta nuove occasioni per le comunità; piccole
piazze, piantumazioni di alberi, nuovi piccoli corridoi di biodiversità, introduzione di elementi di decoro urbano
e ancora molto di più.
“Progettare secondo principi”5, creare luoghi densi di significato pensava Oriol Bohigas per una città sempre
più condivisa; questo è il senso della ricerca della Biennale di Architettura Pisa e dell’associazione LP.
Porre al centro la progettualità quartiere per quartiere (unità omogenee per la lettura della città) dove le
priorità sono le azioni possibili in un quadro di progetto unitario e coordinato, è sempre stato il modello teorico
laboratoriale condotta dai componenti dell’associazione LP e dai suoi numerosi amici che con tanta generosità
contribuiscono culturalmente con il loro pensiero a questo ambizioso progetto.
Pensiamo che l’architettura abbia un ruolo strategico nel riequilibrio sociale, pensando allo spazio pubblico
sia interno che esterno come ad una grande occasione di dialogo e una importante opportunità per le comunità.
Nei quartieri in particolare è fondamentale il concetto di prossimità ovvero l’idea di poter disporre di servizi
sufficienti per la vita del quartiere rendendolo una parte funzionale della città.
Favorire tematiche di solidarietà ed equilibrio tra le varie componenti della città pensando lo spazio pubblico
assolutamente prioritario e cercando con i progetti in esposti in varie manifestazioni durante questi anni,
(seguendo una linea guida di progetto culturale improntata alla solidarietà sociale) di creare i presupposti per un
confronto e dibattito sia a livello locale che nazionale volto ad una ricerca di una migliore qualità del benessere
collettivo negli ambienti di vita.
Portare all’attenzione generale e delle amministrazioni l’importanza dello spazio collettivo, della lettura della
città per quartieri contribuendo a creare un pensiero condiviso e fornire spunti ed idee per una successiva
progettualità ponendo sempre al centro lo spazio pubblico. La rete che connette i punti.
Piccoli parchi, spazi a misura di bambino, aree di biodiversità, servizi di base, piccole biblioteche e centri di
quartiere a aree per lo sport e l’attività all’aperto questo e molto altro consentirebbe di iniziare a colmare quelle
differenze troppo evidenti oggi all’interno della nostra società.
Questi due aspetti, il prendersi cura e il riequilibrio sociale sono i lati di una stessa medaglia per un futuro
possibile delle nostre comunità.
La “città condivisa” non ambisce ad essere “la città ideale” ma la città dove ogni cittadino possa sperare in
una qualità della vita migliore e dove possa coltivare le proprie ambizioni e i propri sogni.
E’ la città del rispetto del prossimo, è una città che accoglie, protegge e ispira.
E’ la città della solidarietà e della fratellanza. Non è un sogno irrealizzabile, ma un’aspirazione di un mondo
giusto. Dobbiamo immaginarlo. Possiamo realizzarlo. Basta volerlo.
La “città condivisa” si realizza giorno dopo giorno con una visione complessiva per piccole e grandi azioni ma
soprattutto con il buon senso, intelligenza e cuore aperto nel pensare la città di tutti che non vuol lasciare nessuno
indietro.

La “città condivisa” è una rivoluzione gentile, basata su un nuovo pensiero di condivisione di una strada che
ogni giorno, ogni individuo, percorre nella sua vita.
La “città condivisa”, per sua genesi, deve essere apolitica ma crede profondamente nella buona politica, nella
continuità della sua azione edificante verso un’unica visione di benessere per i cittadini, posta al loro servizio, mai
seguendo il consenso ma ispirando e rappresentando un punto di riferimento.
La nostra rivoluzione sta nel proporre la generosità dell’intelletto e dell’inclusione, nell’amore in ciò che
facciamo per il prossimo credendo profondamente in tutto ciò che è giusto e buono.
Per questo combattiamo la superficialità di valutazione, semplificando eccessivamente problemi complessi;
combattiamo la mancanza di analisi e di coraggio; difendiamo l’approfondimento e la ricerca continua, l’empatia
e la solidarietà perseguendo l’equità sociale e il diritto di ognuno all’accesso ad un alto livello di conoscenza
fondamentale per la libertà di ogni individuo.
La città condivisa si proclama solidale, equa e giusta e crede che l’architettura debba porsi come servizio
per la collettività e per il benessere delle persone.
L’architettura si configura quindi come strumento per nuovi equilibri sociali: aumentare il livello medio di
alcuni settori fondamentali nella vita delle persone come l’abitare, l’istruzione, la cura, la cultura, lo spazio pubblico
e lo sport sono obiettivi strategici da raggiungere.
Se una comunità sarà in grado di rispondere a queste esigenze oltre alle grandi risposte ambientali potremo
avere speranza di un futuro migliore per le prossime generazioni.
L’architettura quindi come servizio, ponendo il talento del singolo e la sua conoscenza a disposizione di un
fine più alto oltre la mera dimostrazione di capacità tecnica ed artistica, propria dell’architetto, ma pensata sempre
come portatore di una grande responsabilità nella costruzione della città.
Quello che più conta sta nel fatto del comprendere quanto sia importante l’impegno, la generosità e il
metterci la faccia per un obiettivo comune da cogliere, ognuno facendo la propria parte per essere sempre più
inclusivi cercando di rendere le nostre città strumento di benessere e di pace.
In fin dei conti come scriveva Edoardo Persico, “l’architettura è sostanza di cose sperate”.

1 www.biennaledipisa.com
2 Biennale di Architettura di Pisa, IV edizione 2021
3 Massimo Del Seppia e Fabrizio Sainati (a cura), Catalogo V edizione Biennale di Architettura di Pisa, a Letteraventidue, ottobre 2023 4 G124 Renzo Piano – Progetti, Metodo, Contaminazioni
5 Massimo Del Seppia e Fabrizio Sainati (a cura), Massimo Pica Ciamarra – Progettare secondo principi, LetteraVentidue 2023

 

 

Massimo Del Seppia Architetto

Presidente LP