admin on February 24, 2022

Oriol Bohigas. Un maestro per la città.

ORIOL BOHIGAS. UN MAESTRO PER LA CITTÀ

INTERVISTA

Ho avuto l’occasione di entrare in contatto e conoscere il mondo MBM Arquitectes nel 2007 nell’ambito del concorso internazionale di progettazione per la trasformazione dell’area dell’Ospedale Santa Chiara a Pisa, condividendone a pieno il metodo ed avendo l’opportunità di lavorare con grandi architetti. Successivamente la nostra collaborazione ed amicizia è proseguita con altri concorsi ed in particolare con il concorso internazionale per la trasformazione dell’area dei Macelli e dello stadio Zini a Cremona il Cremona City Hub; entrambi i progetti trattavano di trasformazioni urbane alla scala del quartiere rispettivamente di 10 e 17 ettari in contesti strettamente legati con connotazioni diverse al centro storico.

Abbiamo condiviso al nostro interno i presupposti progettuali di MBM in quanto ritenuti portatori di valori primari verso il raggiungimento di questi obiettivi e la volontà della nostra associazione è stata in seguito, quella di di contribuire nel trasmettere il loro metodo per far si che possa essere recepito anche nella nostra città. Questa breve intervista cerca di raccontare tramite le parole di un protagonista, un gran- de Architetto Urbanista politico ed intellettuale la straordinaria avventura culturale e politico urbanistica che ha portato al disegno del volto contemporaneo di Barcellona.

Oriol Bohigas, figura straordinaria del nostro tempo, rappresenta un punto di riferimento nella vicenda che ha visto la trasformazione della capitale catalana nel periodo che va dal post franchismo fino ad oggi. Come hanno detto altri prima, figura imprescindibile della Barcellona degli ultimi decenni. Grande architetto politico ed intellettuale con lo studio MBM Arquitectes, di cui è cofondatore insieme a Josep Martorell nel 1961 e successivamente insieme a David Mackay e poi con Oriol Capdevila e Francesc Gual, contribuisce ad una nuova visione della città caratterizzata dalla sua Passione per la Città. In questa conversazione non ripercorreremo la storia di un maestro che non ha bisogno di presentazione. Questa ne sarebbe la sede ma, nel pieno spirito che connota il lavoro di laboratorio di LabQ, cercheremo di capire il metodo dello studio MBM nel comprendere e saper migliorare la città. Quello che è stato chiamato il “Modello Barcellona”. Crediamo fermamente che comprendere e condividerne i principi ispiratori di questo metodo possa portare ogni città ad una sua evoluzione armonica, consolidando il centro ai quartieri periferici verso una qualità diffusa.

L’associazione culturale LP Laboratorio permanente per la Città ha proposto al Sindaco, in ambito di LabQ 2015, di istituire un premio per la Qualità Urbana ed ha proposto lo studio Catalano per il contributo che ha portato nel mondo per oltre 60 anni di attività.

È stato istituito quindi il Premio Città di Pisa per la Qualità Urbana.

Vorrei completare questa premessa con un ricordo particolare alla memoria di David Mckay, grande architetto ed intellettuale protagonista con MBM della storia dell’architettura contemporanea.

Da dove nasce la tua Passione per la Città?

Evidentemente questa passione nasce dall’esercizio della professione dell’architetto e soprattutto dalla volontà di, ognuno con la sua esperienza professionale, di poter realizzare un opera che risolva la visione urbana come bene collettivo.

Barcellona e la Spagna in generale, in quei tempi, avevano bisogno di grandi professionisti e politici che lottassero e lavorassero per il corretto sviluppo della società, incluso per lo sviluppo delle sue città.

Quanto è importante la matrice pubblica nello sviluppo di una città?

L’implicazione del pubblico nello sviluppo urbano è fondamentale per decidere la strategia ed individuare le realtà e necessità da realizzare. Senza questa partecipazione è impossibile rea- lizzare uno sviluppo urbano che dia risposta alla collettività piuttosto che agli interessi dei singoli.

Nel periodo in cui eri assessore all’urbanistica del Comune di Barcellona venne fondato l’Ufficio Progetti Urbani: puoi raccontarci come funzionava e quali erano i suoi compiti?

L’obiettivo del dipartimento di urbanistica era quello di terminare con la dicotomia del centro e della periferia, un centro che riuniva tutte le attività ed una periferia mancante di servizi e di identità urbana. Prendendo come base di riferimento il PGM (Piano Generale Metropolitano), si decise attuare in maniera puntuale su diversi quartieri della città con progetti tangibili e realizzabili. La generalizzazione formale del PGM venne definita attraverso i piccoli progetti urbani con possibilità di realizzazione in modo efficace e risolutivo, che fossero di qualità e soprattutto che risolvessero i problemi dei quartieri interessati. L’Ufficio Progetti Urbani era composto da diversi gruppi di lavoro, giovani architetti che li sviluppavano e portano a termine. A partire da qui, vi fu quella che potremmo definire, nel buon senso della parola, una “metastasi urbana”, ossia, grazie ai lavori realizzati da questo Ufficio, i quartieri periferici riuscirono ad ottenere quell’identità urbana che fino ad allora gli era stata negata.

Puoi raccontarci l’avventura urbanistica di Barcellona negli anni che hanno preceduto il periodo Olimpico?

Barcellona, a differenza di Madrid e della sua condizione di Capitale, non si era evoluta in un modo lineare e continuo, ma attraverso opportunità puntuali nel tempo. L’abbattimento della muraglia della città fu l’occasione per urbanizzare “l’ensache” barcellonese; l’Esposizione Universale nel 1888 permise urbanizzare i terreni che erano stati ceduti alla città dopo la demolizione della Cittadella Militare che li occupava; l’Esposizione Internazionale del 1929, permise a sua volta, urbanizzare la montagna del Montjuic. I Giochi Olimpici del 1992 furono, quindi, l’opportunità per mettere a punto un’altra rimodellazione della città.

Dopo tanti anni di dittatura, la città di Barcellona non poteva fare altro che lottare per la sua identità e soprattutto per la sua funzionalità. C’era una corrente di professionisti e intellettuali che pensavano, a prescindere dalle apparenti difficoltà, che tutto fosse facile, però è stato solo dopo molti sforzi e approfittando delle opportunità, che arrivò il momento di poter realizzare i grandi cambiamenti necessari per la città di Barcellona. Difatti, possiamo considerare i progetti sviluppati in occasione dei Giochi Olimpici come la conclusione dei progetti elaborati fino a quel momento dall’Ufficio Progetti Urbani e contemporaneamente l’inizio di una nuova rigenerazione della città.

Nel manifesto di LP parliamo di Bellezza come valore primario. Cosa è per Oriol Bohigas la bellezza diffusa per una città? E come raggiungerla?

Credo che il concetto di bellezza sia sempre più soggettivo che obiettivo, però ciò che è più importante per lo sviluppo delle città, è che il dominio culturale esistente sia di altissimo livello, che dia risposta alla realtà urbana che si desidera e soprattutto che sia il più impersonale possibile rispetto all’Amministrazione a favore degli interessi urbani dei cittadini.

Concludo questa nostra conversazione con un ringraziamento personale per il tuo contributo di una vita professionale dedicata all’Architettura ed alla Città, sempre coerente e mai legata alle “mode” dei diversi periodi culturali, un contributo personale che ha fatto di MBM Arquitectes uno degli studi di architettura più importanti del mondo.

Un ringraziamento ulteriore (questa è una nota di colore) per aver contribuito significativamente alla ricostruzione del Padiglione della Germania dell’esposizione Universale di Barcellona del 1929 progettato da Ludwig Mies van der Rohe, esempio sublime dell’Architettura Moderna.

Oriol Capdevila e Francesc Gual entrano in MBM Arquitectes dopo essere stati in studio nel periodo dell’esperienza del progetto della Vila Olimpica di Barcelona e da cui hanno appreso e condiviso il metodo dello studio. I due architetti condividono la responsabilità di proseguire l’opera dei loro maestri oggi soci e dell’applicazione sistematica del metodo MBM riconosciuto in tutto il mondo per la sua coerenza e per il rigore etico. Abbiamo condiviso insieme l’esperienza dei concorsi di progettazione di Santa Chiara a Pisa e di Cremona City Hub e personalmente sono rimasto molto colpito oltre che dal talento e professionalità dalla semplicità ed amicizia con cui sono stato accolto.

Penso che il Museo del Design di Barcellona sia una del vostre ultime opere più significative. Ogni vostro progetto non è mai l’opportunità di realizzare solo un grande edificio, ma un’occasione per creare i presupposti per trasformazioni urbane tali da costituire un nuovo Frammento Urbano. Puoi raccontarci il progetto e le sue valenze urbane?

Sicuramente questo progetto riprende l’essenza delle caratteristiche proprie di un lavoro di questo tipo – Architettura, Urbanistica, Società – ossia che in uno stesso progetto si risolvono tutte le inerzie richieste dal territorio e dalla collettività. Dà risposta alla città e ai suoi quartieri ed è compatibile con i cambiamenti urbanistici di zona (di grande importanza per la città); risolve la convivenza tra le diverse funzioni, museografiche, culturali, civiche, ecc. sempre all’interno di una visione architettonica moderna che aiuta la configurazione della nuova Plaza de Las Glorias.

MBM Arquitectes è uno studio di architettura fondato nel 1951. Il suo messaggio culturale e la sua forza propositiva perdura invariata nel tempo grazie al vostro contributo progettuale ed organizzativo. Quale è il segreto di questo gruppo di lavoro, che nel tempo ha mantenuto inalterata la sua forza progettuale?

Soprattutto è iniziare dalla carta in bianco, sen- za priorità assieme ai suggerimenti e gli spunti che alla fine, dopo grandi dibattiti, portano al termine del progetto, mantenendo una serie di valori che sono inalterabili, come la visione urbana, la socializzazione dell’architettura e soprattutto l’esclusione totale del protagonismo. I grandi protagonisti sono i cittadini e la città.

Come viene organizzato il lavoro in studio? Quanto è importante lo strumento dei concorsi di progettazione?

Nel nostro studio cerchiamo di affrontare ogni progetto con il maggior numero di interlocutori, in modo tale da non perdere il filo conduttore fino al raggiungimento del risultato voluto. In merito alla partecipazione ai concorsi, possiamo dire che questo sistema concorsuale sembra essere più una giustificazione del procedimento, a volte interessato, che non la ricerca di progetti compromessi con la realtà dei concorsi stessi. È probabile che con la situazione professionale attuale, i concorsi siano diventati un mezzo per ottenere lavoro a qualunque prezzo, senza prendere in considerazione la realtà progettuale che ci si prospetta. Speriamo che le interpretazioni della normativa possano porre riparo a questa situazione e far valere la qualità dei progetti.

 

Massimo Del Seppia Architetto