admin on February 25, 2022

Verso un modello di quartiere

Il Progetto. Verso un Modello di Quartiere. L’esperienza Pratale-Don Bosco.

 

“L’essenza della città è la forma, l’immagine, il significato dei suoi spazi pubblici” Oriol Bohigas).

 

LabQ Laboratorio per la Qualità Urbana è un vero laboratorio di confronto tra grandi architetti, cittadini, autorità, giornalisti ed esperti d’architettura.

Viene affrontato il tema della città contemporanea progettata come un tutt’uno tra centro e periferia e come rete di relazioni, flussi e identità tra loro vicini, complementari e sempre raggiungibili. Si rifletterà sul futuro delle nostre città, partendo dai Quartieri pensati come luoghi densi di valori, con lo spazio verde al centro della vita di comunità.

L’urbanistica Verde al centro delle strategie di pianificazione, una città composta da quartieri che con interventi programmabili, MICRO MEDIO MACRO, raggiunga un alto livello di qualità diffusa.

 

Bernardo de Sola Susperregui …”se mi domandassero qual è la chiave che può spiegare l’esito del modello Barcellona in materia di urbanistica e infrastrutturale dovrei ribattere che non esiste altra parola che il “credo” nello strumento del lavoro, metodico e ordinato, sulla base di un unico obiettivo: la convinzione che politica per la riformulazione della città si sostenta nelle attuazioni che riguardano gli spazi pubblici e le infrastrutture, dato che sono questi i veri elementi strutturanti i sistemi locali (strade, piazze, giardini)”.

in Giuseppe Giordano, “Barcellona e Catalogna, nuovo atlante delle infrastrutture”, Il Poligrafo casa editrice, Padova, 2014

“le priorità sono le cose possibili” (Oriol Bohigas).

LP ha ideato progettato LabQ per confrontarsi sul principio di una città disegnata in un quadro d’insieme, composta da Quartieri, Frammenti compatti omogenei e riconoscibili. La città contemporanea deve riscoprire il significato del Quartiere per ricompattare i margini esterni al suo Centro, per ambire ad una qualità diffusa.

La dimensione del quartiere consente di riconoscere l’insieme degli interventi coerenti per qualificare i Frammenti Urbani. Dobbiamo progettare ciò che è realmente realizzabile in tempi brevi, questo è stato il segreto della Barcellona post franchista guidata da politici lungimiranti e architetti ricchi di passione per la città, modello preso ad esempio nel nostro laboratorio.

Pensiamo l’Urbanistica quindi a misura d’Uomo dove il Verde sia al centro delle strategie di pianificazione e di trasformazione urbana attuabile per mezzo di interventi programmabili alla scala MICRO MEDIO MACRO. Il nostro progetto di metodo applicato nel quartiere Pratale_Don Bosco (replicabile di Quartiere in Quartiere), esposto nella sezione dedicata a LP a Padiglione Pisa (Arsenali Repubblicani) trova il riferimento culturale nella Barcellona dello studio MBM Arquitectes.

Lo studio Catalano ha contribuito in maniera determinante nel costruire il modello Barcellona, esempio indiscusso per la qualità dei suoi spazi pubblici e punto di riferimento per la comprensione della città del XXI secolo, reso possibile in particolare durante l’epica trasformazione della capitale che avvenne per la realizzazione dei Giochi Olimpici del 1992, dove le idee e l’entusiasmo di quel periodo rinnovarono e rafforzarono la coscienza collettiva in una visione di progresso e benessere.

Gli MBM coordinarono il progetto della Vila Olimpica e lì applicarono la loro filosofia di progetto che vista oggi, dichiara la sua assoluta visione contemporanea della Città.

Leggiamo di nuovo Oriol Bohigas. traatto da “La città europea del XXI secolo”, aa.vv., Skira, 2002

“Riassumendo il metodo urbanistico seguito a Barcellona a partire dal 1980 si basa sui seguenti punti:

 

  1. Intendere la città come somma di frammenti, ciascuno dei quali ha una data coesione fisica e sociale
  2. Intervenire in tali frammenti con progetti urbani, preparati per un’operatività immediata e per venir realizzati come base per la partecipazione cittadina e per la collaborazione di diversi professionisti.
  3. Dare priorità alle operazioni in base alla loro fattibilità
  4. Considerare lo spazio pubblico come il protagonista dei progetti (la città è il suo spazio pubblico) e come base di facile lettura urbana.
  5. Organizzare i progetti come proposte unitarie d’autore – preferibilmente di un architetto – e non alla stregua di semplici sovrapposizioni di diversi settori specializzati.
  6. Sostituire l’urbanistica agisce solo come controllo riduttivo nei confronti dell’iniziativa privata con progetti propositivi e vincolanti che ne integrino la gestione.
  7. Redigere parallelamente i piani regolatori tecnici.
  8. Utilizzare il Piano Generale e le sue successive varianti come archivio provvisorio dell’evoluzione dei piani e dei progetti, con possibilità di rapidi aggiustamenti.”

 

LP crede profondamente in quel modello e che questo sia applicabile anche nella nostra Città di Pisa.

La nostra ambizione è quella di passare da un concetto utopico rinascimentale di CITTA’ IDEALE ad una moderna ed efficiente visione di CITTA’ REALE.

 

CITTA’, QUARTIERE, PROGETTO. La Rete ed il Punto

Credere nella virtù di un sistema pensato in rete e non per punti dove la progettazione parta dallo spazio pubblico, dal vuoto prima che dal pieno, dai suoi significati, funzionante e utile per i cittadini.

Gli edifici sono punti nodali straordinari ma non possono essere assolutamente autonomi. La Rete ed il Nodo, in un sistema compatto, questo a nostro avviso è il futuro delle Città.

Con il progetto sperimentale di LP sul quartiere Pratale Don Bosco a Pisa vogliamo dimostrare che l’urbanistica applicata con i piani Ina Casa degli anni ’50 (quindi a matrice pubblica) ha avuto risultati di gran lunga superiori alle lottizzazioni ed ai piani di edilizia economica e popolare degli anni ’70 e ’80; inoltre abbiamo teorizzato un metodo di lavoro che partendo da una visione della città composita costituita da quartieri, si riassume nelle frasi chiave di Quartiere in Quartiere, per Progetti Realizzabili e Micro Medio Macro. Questo significa che ogni quartiere deve essere riqualificato con una pianificazione pluriennale alle varie scale d’intervento. Programma realizzabile e verificabile dai cittadini.

La città è composta da un sistema complesso di frammenti urbani; aumentando la loro qualità, nel tempo miglioreremo quella dell’intero impianto, raggiungendo un maggior livello qualitativo diffuso; allo spazio pubblico che esprime la forma della città dobbiamo chiedere leggibilità, coerenza e significato. Riteniamo che questo metodo possa in pochi anni dare alla città una nuova unitaria qualità da riscontrarsi in ugual misura sia al centro così come nei quartieri periferici. Uno degli obiettivi di LabQ è quello di vedere le aree pubbliche dei quartieri non sfruttate come grandi occasioni per la creazione di frammenti urbani accessibili, fruibili e ricchi di informazioni creando reti di connessioni vitali per la comunità e realizzabili in tempi rapidi.

Il progetto di LP Verso un Modello di Quartiere, l’esperienza Pratale Don Bosco nasce da un’analisi delle teorie sull’urbanistica e sui modelli di città che si sono sviluppati nel corso dei secoli, dalla città romana alla Città Ideale sognata nel Rinascimento fino alle teorie ideate nel XXI° secolo che hanno portato alla città di oggi, ricca di felici intuizioni ma anche di gravi errori.

La struttura delle città si è evoluta con un centro storico ben leggibile e chiaro e quartieri periferici spesso frammentati senza punti di riferimento, pensati e realizzati spesso troppo velocemente, slegati dal loro centro generatore perché creati unicamente in virtù di una visione speculativa figlia di un tempo che vorremmo ormai considerare alle nostre spalle.

Riteniamo che oggi occorra migliorare e CONSOLIDARE ciò che già ormai si è generato nel corso del tempo senza ulteriore consumo di territorio con interventi connotati da un unico obiettivo, rappresentato dal miglioramento della qualità della vita delle persone, e da un comune denominatore, IL VERDE, prioritario elemento di benessere diffuso e coesione sociale.

 

La Storia del quartiere Pratale-Don Bosco.

Il quartiere Don Bosco-Pratale vede le prime edificazioni nel primo dopoguerra con il “villaggio veneto” fatto di abitazioni per i profughi dell’Istria, oggi in gran parte distrutto. Tra il 1924 e il 1940 si costruiscono le carceri “Don Bosco”, le scuole medie e elementari, la questura e alcune abitazioni in prossimità della via Garibaldi. Nel ventennio 1940-1960 l’area subisce una vera e propria trasformazione diventando a tutti gli effetti un’area urbanizzata, alla metà degli anni ’70 il quartiere è completamente saturato.

I Villaggi dell’INA-Casa

L’INA-Casa è stata istituita con la Legge n. 43 del 1949, la quale finanziò diversi importanti interventi nel periodo dal 1949 al 1963. Tutti gli interventi erano caratterizzati da essere dislocati ai margini della città, per la volontà da parte degli operatoti pubblici di reperire aree a basso costo dato che la quota di finanziamento riservata all’acquisizione delle aree non doveva superare il 3,5% del costo complessivo. Nel linguaggio urbanistico la preferenza a costruire in aree lontane derivava dalla possibilità di realizzare uno sviluppo organico e originale dei complessi abitativi, privo di ostacoli e limitazioni quali invece necessita rispettare nelle aree vicino ai centri abitati. Il quartiere “autosufficiente” si ispirava idealmente agli indirizzi di pianificazione del territorio seguiti in quegli anni dalla gran Bretagna che stava realizzando le New Towns, espansioni urbane concepite come nuovi nuclei urbani, ovviamente tutto ciò in dimensioni e situazioni del tutto diverse. Tuttavia oggi occorre riconoscere che, nel panorama generale dell’edilizia pubblica, alcuni di questi interventi rimangono fra le realizzazioni che hanno dato i migliori risultati.

Il villaggio Pratale –Don Bosco, delle dimensioni di circa due ettari, fu ultimato nell’anno 1954 ed è ubicato ad est della città inserito in un tessuto del quartiere della prima periferia urbana, molto frastagliato, articolato e molto popolato. L’intervento doveva essere autosufficiente, da qui la presenza di alcuni servizi come il centro sociale, l’asilo e i negozi collocati in zona centrale, che creano un ambiente all’interno del quale il senso di appartenenza si coglie immediatamente. A questi si sono aggiunti la chiesa e una serie di aree verdi per il gioco.

Mentre gli edifici del villaggio Pratale-Don Bosco fanno parte di una rete di percorsi fiancheggiata da aree verdi pubbliche, le edificazioni prodotte da altri tipi di interventi hanno di fatto lottizzato le aree cementificando l’intorno. Le uniche aree verdi sono quindi quelle reperite dall’amministrazione comunale per il rispetto degli standard.

L’analisi morfologica del quartiere.

Il quartiere è fortemente connotato dalla presenza del Canale Demaniale che di fatto traccia un corridoio ecologico da nord-est a sud-ovest al suo interno; la presenza dell’acqua nel quartiere è ulteriormente sottolineata dal segno forte dell’acquedotto mediceo, opera maestosa realizzata alla fine del XVI° secolo con lo scopo di rifornire di acqua sorgiva la città.

Il canale demaniale sottolinea anche le due anime del quartiere: quella a sud di matrice Ina-Casa a partire dai primi anni ’50, dove il nucleo generatore è stato di iniziativa pubblica con il verde ritenuto elemento essenziale che arriva ad integrarsi perfettamente con gli edifici. L’altra, posta a Nord del Canale invece sviluppata negli anni ’70 dimostra una completa inversione di impostazione filosofica e sociale. Qui gli interventi edilizi sono di natura privata, le case hanno sempre il loro “recinto” (spesso completamente pavimentato e quindi impermeabile) con pochissimi alberi.

Il verde nella parte Ina-Casa è stato pensato come parte integrante della strada, dello spazio pubblico, infatti anche oggi possiamo notare che anche le aiuole arrivano a “battere”sugli edifici creando quindi l’effetto strada con il suo significato di unione e non di frattura, al contrario del concetto di strada portato avanti con i progetti di iniziativa privata che al contrario creano una impostazione totalmente diversa filtrata dai giardini privati impedendo di fatto agli edifici di far parte totalmente della scena urbana. Il quartiere nella parte Ina-Casa è caratterizzato da una forte presenza del verde ispirato alle città giardino inglesi con percorsi carrabili di ridotta dimensione per favorire il lento passaggio dei veicoli ottenendo una percezione a misura d’uomo; tuttavia va però registrata fin dall’impostazione originaria a differenza per esempio del quartiere Cep, la scarsezza di servizi, in primo ordine di carattere commerciale. Passeggiando per il quartiere troviamo quindi una parziale sensazione di quartiere dormitorio, sonnecchioso nella sua tranquillità, forse pago della  vicinanza con il centro storico; in definitiva nel quartiere, la qualità della vita è comunque buona tale da pensare, per un suo miglioramento, solo ad interventi di aggiustamento e correzione soprattutto a nord del canale demaniale, per addivenire al modello di quartiere.

 

Il Progetto di Metodo. L’impostazione filosofica e la strategia degli interventi 

Oriol Bohigas “…l’individuazione sistematica dei quartieri e l’utilizzo di progetti urbani come metodo di base.”

tratto da “La città europea del XXI secolo”, aa.vv., Skira, 2002

 

Il metodo su cui abbiamo lavorato si basa sul principio che dopo le grandi espansioni urbane post belliche delle città europee oggi la società contemporanea non può più permettersi in termini ambientali e sociologici di continuare a occupare suolo. Le espansioni hanno prodotto troppo spesso aree urbane prive di punti di riferimento molto lontane dal concetto di quartiere inteso nel pieno senso storico del termine ovvero aree connotate da caratteristiche tali da renderlo riconoscibile dalla propria comunità. Oggi l’urbanistica a nostro avviso ha il compito prioritario di mettere in campo tutte quelle strategie per consolidare questa espansione avvenuta troppo velocemente e quindi staccata nella maggior parte dei casi dai centri storici, riuscendo cosi ad ampliare la qualità della città rendendola densa di valori e possibilità di scambio di informazioni. Oriol Bohigas con gli MBM Arquitectes e la scuola di Barcellona su questo insegnano, avendo creato un modello di approccio per la città europea del XXI° secolo; questo modello prevede fondamentalmente di vedere la città disegnata in un quadro d’insieme ma a livello operativo, gestita per quartieri, individuando in essi unità omogenee tali da poter essere interpretate affrontate concretamente in breve tempo, nel suo insieme e non per punti.

Abbiamo ripensato la città di Pisa per Quartieri omogenei dunque per poter focalizzare gli interventi possibili alle varie scale. In questo lavoro di laboratorio abbiamo analizzato e progettato il quartiere Pratale Don Bosco, frammento urbano leggibile ed omogeneo posto al margine esterno est della città murata. Il nostro progetto di metodo analizza un quartiere pisano con notevoli valenze ma anche con problematiche da risolvere alcune delle quali fondamentali per migliorarne la sua lettura e riconoscibilità. La nuova visione generale del quartiere ha la priorità di creare una rete di percorsi ciclo-pedonali ed individua nella  riqualificazione dell’asse di Via Battelli/Porto delle Gondole con la valorizzazione del Canale Demaniale e del percorso lungo l’acquedotto lungo la Via De Amicis, un vero elemento rigeneratore e Asse portante di tutto il sistema Quartiere. L’altro elemento generatore è la creazione del Viale Cesare Studiati, con lo scopo di connettere la parte nord con la parte sud del quartiere tramite il collegamento esistente a ponte sul Canale Demaniale, individuando la polarità della Chiesa di Santa Maria Madre della Chiesa in Via Vettori e creando inoltre un asse verde di connessione con il centro della città a nord come a sud. Quasi in parallelo è stata pensata la creazione del Viale Vento, post nella parte a Nord del canale; l’intuizione si base nel voler creare una nuova importante dotazione di verde ed in particolare di alberature in quella parte di quartiere a matrice privata sorta a partire dagli anni ’70, sfruttando le strade ove possibile, umanizzandole e rendendole corridoi ecologici pensando anche alla forestazione urbana.

Su questa impostazione LP pensa a tutta una serie di interventi a corredo che si spostano dalla manutenzione delle aiuole del quartiere Ina-Casa, alla riqualificazioni di spazi pubblici in abbandono come Largo Petrarca ed alla individuazione di alcune aree per la forestazione come in Via Goldoni e nel Parco Santa Marta (area verde compresa tra Via delle Trincere e Via Canavari). Inoltre la Piazza Don Mazzolari pensata come riferimento focale del nuovo asse del Viale Cesare Studiati, debitamente pavimentata e restituita al quartiere per la socializzazione delle persone e non per il parcheggio delle automobili. Il tutto con una serie di micro interventi di cucitura e potenziamento di percorsi pedonali per mettere in rete gli spazi verdi riqualificati.

Il progetto tiene conto del sistema della mobilità e parcheggi tentando una mediazione tra Uomo e Autovettura in una posizione non ideologica ma effettivamente attuabile e realizzabile cercando di limitare al minimo la sottrazione di aree a parcheggio. Pensiamo che sia prioritario suddividere gli interventi in Ambiti a sua volta affrontabili alle 3 scale micro medio macro programmabili e realizzabili con vario livello di importanza e priorità ovvero dalla ordinaria manutenzione alla progettazione.

 

Gli Ambiti

Assi Verdi e corridoi ecologici

Via Battelli                                riqualificazione

Via Studiati                               progettazione

Via Veneto                               riqualificazione

 

I Parchi

Don Bosco                               manutenzione straordinaria

Santa Marta                             progettazione

Via Goldoni                              forestazione

Via Montello                             manutenzione straordinaria

 

Verde di Quartiere  e piazzette           

Piazza Don Mazzolari               progettazione

Largo Petrarca                         riqualificazione

Area Via Goldoni                      forestazione

Aree verdi Ina casa                   manutenzione ordinaria

Via Canavari                            forestazione

Largo Hermada                        riqualificazione

 

Rete pedonale e parcheggi

Via Studiati                               progettazione

Via De Amicis                          riqualificazione

Parcheggio Via Canavari           progettazione

 

 

Degli ambiti individuati di seguito riportiamo una breve descrizione delle strategie di alcuni interventi:

 

Riqualificazione di Via Battelli – Canale Demaniale asse Via Battelli/Porto delle Gondole

Realizzazione di percorsi ciclo-pedonali in testata della via Battelli e in prossimità del canale demaniale (Fosso dei Molini) mediante una fascia di verde e file di alberature (una prospiciente la via Battelli e l’altra lungo il Fosso, per creare un’area verde e contemporaneamente ridurre l’impatto visivo del grande parcheggio. Verrà così rafforzata la continuità pedonale tra la via Battelli e via Quasimodo mediante l’attuale ponticello del canale. La seconda parte della via Battelli si affaccia sull’Acquedotto Mediceo, qui saranno eliminati i parcheggi in favore di aree verdi e percorsi ciclo-pedonali per dare una nuova visione del monumento. Così verrà creata una continuità visiva tra la sponda sud e la sponda nord del canale.

 

Riqualificazione di Via De Amicis

Il percorso prospettico dell’Acquedotto Mediceo continua su via De Amicis con percorso ciclo-pedonale che connette di fatto il quartiere con il centro storico e crea il termine di questo asse connettivo tra la via di Pratale e Piazza Delle Gondole allargando il marciapiede, oggi quasi inesistente, lungo l’acquedotto per creare una promenade architettonica.

 

Progettazione di Via Studiati per la creazione di Un Viale alberato

La via Studiati essendo l’unica via di sezione importante dell’ambito Pratale ed essendo in asse con il ponticello che collega la via Battisti a Don Bosco, rappresenta l’unico luogo dove poter intervenire in una zona caratterizzata da una grande densità abitativa e priva di verde. La via si trasformerà in un grande viale alberato, dove i parcheggi saranno delimitati dagli alberi, con marciapiedi ai lati. Le carreggiate potranno essere restrinte al necessario dando maggiore spazio alle vie ciclo-pedonali. Il viale continuerà su via Hermada per ricollegarsi alla via di Pratale. L’asse alberato proseguirà il suo percorso prospettico sulla via Quasimodo terminando sulla Piazza Don Primo Mazzolari. Un nuovo viale che connetta la chiesa ed il centro del quartiere con la Porta San Zeno, uno degli ingressi alla città.

 

Progettazione del Parco di Santa Marta

Il Parco di Santa Marta sarà innanzitutto collegata mediante percorsi ciclo-pedonali alla via Don Bosco, il parco, di grande dimensione, sarà attrezzato con area gioco bambini, area sgambatura cani, area di sosta/relax. Sarà previsto inoltre un potenziamento delle alberature presenti. Alberature di bordo contribuiranno nel creare un percorso ombroso al limite del parco. Questo parco unitamente al vicino parco di Don Bosco creeranno un nuovo sistema per la città oltre che per il quartiere.

 

Riqualificazione del Largo Petrarca

La zona attualmente si configura come uno slargo cementato e recintato senza nessuna possibilità di utilizzazione. Per la sua conformazione, per la presenza della circoscrizione, per la centralità rispetto al villaggio INA-Casa, l’ambito può essere pedonalizzato in toto. Alberature sparse faranno da cornice ad uno spazio che potrà ospitare panchine, fontana e un’edicola di giornali.

 

Manutenzione delle aiuole verdi del quartiere Ina Casa

Una delle caratteristiche del nucleo originario del quartiere è la presenza diffusa del verde, un tuttuno con l’edificato. Aiuole alberate di varie dimensioni connettono e qualificano l’impostazione del quartiere.

Dopo più di 50 anni dall’impianto dell’edificato però oggi questo sistema necessita di un programma di manutenzione ordinaria e straordinaria. Solo l’attuazione di questi interventi renderebbero il quartiere immerso in un giardino pubblico pienamente godibile e fruibile. Il focus ancor più approfondito è stato progettato sul progetto partecipato del Parco dei Bambini di Marina di Pisa. Questo Progetto partecipato è un focus progettuale alla scala MICRO. Tale progetto nasce dall’idea nata in seno al progetto culturale di LP MAP2015 Mostra Architetti Pisani, realizzata a Pisa nel febbraio 2015, di sviluppare da parte della nostra associazione un progetto scuola ovvero sviluppare una serie di progetti partecipati con i bambini delle scuole pisane.

 

Il progetto partecipato con la Scuola di Marina di Pisa

Negli occhi dei piccoli si può cogliere il futuro di una città. Un immaginario straordinario testimonianza che mette al centro la creatività e i talenti delle bambine e dei bambini delle scuole medie di Marina di Pisa. L’associazione LP in collaborazione con l’Assessore all’Istruzione Luisa Chiofalo, l’Ist. Niccolò Pisano di Marina di Pisa, ha intrapreso il suo primo progetto a livello di quartiere, di riqualificazione partecipata, adottando un piccolo parco urbano nel centro di Marina di Pisa adiacente a zona commerciale. I piccoli, attraverso i disegni, con la guida delle loro insegnanti raccontano sé stessi e lo spazio verde in cui quotidianamente fanno esperienza con gli altri compagni e le loro famiglie, interpretandolo e raccontandolo come lo vorrebbero a loro misura.

LP ha colto questa opportunità per approfondire per attuare i diritti dell’infanzia nelle città, con principali aree tematiche:

-i diritti alla partecipazione e al gioco

-i bambini e i cambiamenti sociali

-i diritti dei bambini nel quartiere

-il diritto di una città partecipata.

La consapevolezza della natura sociale e istituzionale dell’infanzia ha portato a riconoscere i bambini come attori sociali, autonomi e indipendenti, nelle città e nella società. Progetto questo, nato agli inizi del 2015, su una piccola porzione di verde pubblico, può diventare modello per altre realtà di quartiere. Il giusto connubio di forze partecipate tra enti insegnanti e noi dell’associazione come architetti, ha seminato nei bimbi la voglia di riconquistare un loro diritto di quartiere. I primi incontri con loro, esilaranti ed entusiasmanti anche nelle definizioni di forme architettoniche come “gazebo” assumono altri significati, necessariamente abbiamo lasciato la nostra terminologia architettonica spogliandosi di ogni termine complesso, per calarsi nei loro linguaggio con codici diversi, per poter arrivare a fare loro, una richiesta che avesse un senso. Avvalendoci di alcuni esempi di parco presenti nella loro vissuto, come il “giardino Scotto “ di Bastione Sangallo, viale “le Piagge” lungo l’Arno, siamo arrivati degli input progettuali sui quali poter lavorare.

Il brusio creato è stato il seme fondamentale che volevamo lasciare, portando i bambini ad azioni da veri professionisti in materia. Hanno effettuato sopralluoghi, si sono calati perfettamente in ciò che si desiderava producendo così un  manuale di prototipi di parco.

La proprietà tanto pubblica come privata, in questo progetto “il privato” muta connotato diventando “sentire come proprio”. Il creare un nuovo ambito di comunicazione e scambio di idee tra proponente e fruitore, ha portato a generare una aspettativa tra i bambini e a far emergere nuovi desideri in relazione alle funzioni da attribuire a questo spazio.

La fase operativa ha individuato dei singoli progetti:

  • le sedute
  • i tavoli
  • le attrezzature sportive
  • giochi
  • elemento d’acqua
  • cestini
  • pavimentazioni

il nostro agire è stato unire tutti questi indirizzi, con l’intento di rendere visibili concetti quali la frammentazione, il disordine o la casualità, interpretandoli come valori ai quali attribuire nuovi significati. Nella stessa ottica abbiamo proposto un gioco semantico tra proponente e fruitore.

 

L’organizzazione del progetto:

PRIMA FASE: lavoro individuale sul tema generico di un parco attrezzato per i bambini lasciando liberi i ragazzi (senza dare indicazioni o spunti sul progetto), chiedendo loro di esprimere attraverso un disegno quello che avrebbero voluto trovare in un parco giochi.

SECONDA FASE: appuntamento con gli architetti dell’associazione con le tre classi prime in aula magna. La lezione successiva si sono mostrati degli esempi di parchi attrezzati. Abbiamo chiesto ai ragazzi di fare un sopralluogo (ma non tutti lo hanno fatto).

TERZA FASE: elaborazione di due tavole formato A3 (una planimetria e una tavola per gli schizzi) per l’elaborazione del loro progetto.

I ragazzi di prima hanno difficoltà a progettare in pianta/prospetto (e soprattutto a ragionare in scala… alcuni hanno inserito un campo da calcio!), vedrai che gli elaborati sono piuttosto “infantili” ma possiamo comunque prendere degli spunti. I lavori saranno raccolti in un fascicolo formato A3 e vi verranno consegnati.

QUARTA FASE: abbiamo lavorato sul decoro di una ipotetica pavimentazione e sulla recinzione.

Abbiamo fatto ai ragazzi delle interviste con la telecamera.

Insegnati di arte e immagine e classi coinvolte: Marina Frangioni (1A e 1B) e Marta Righeschi (1C) .

Docente responsabile di plesso: Carla Menichini.

Vicaria: Franca Tobia

Da questa esperienza le insegnanti hanno poi tratto un documento di sintesi dal quale il nostro gruppo di lavoro ha poi tratto gli spunti per una interpretazione progettuale.

 

Dalla relazione di Progetto.

Il progetto nasce dall’incontro tra l’esperienza realizzata nella scuola a contatto con i bambini delle classi  e le loro insegnanti  la realtà dei luoghi e la nostra volontà di tradurre tutto questo in un progetto realizzabile. Il Parco si presenta ad oggi come uno spazio verde a prato, recintato, caratterizzato dalla presenza di alberature di Tamerici piantumate in modo regolare, due altalene alle quali mancano i sedili e le catene, un gioco più articolato che necessita di intervento manutentivo, 6 panchine su struttura metallica e tavolato in legno. Il Parco potrebbe anche funzionare così? E’ quello che ci siamo chiesti, ma a questa domanda avevano già risposto i bambini della scuola, che attraverso la loro esperienza didattica hanno prodotto disegni molto esplicativi di come avrebbero voluto il loro Parco. Abbiamo quindi cercato di organizzare gli spazi facendoci influenzare dai loro disegni, dai loro desideri.

Cosa manteniamo e cosa cambiamo?

Sarà mantenuta la recinzione in legno, che corre sui tre lati del Parco inserendo tre ingressi pedonali, uno su ogni angolo, al fine di permettere un uso e fruizione maggiore, il Parco deve essere aperto, seppur protetto. Sarà operata manutenzione su tutta la recinzione tramite sostituzione degli elementi rotti o mancanti, carteggiatura e tinteggiatura con due mani di vernice all’acqua, i colori saranno quelli proposti dai bambini. Le 6 panchine di metallo e legno, verranno recuperate e riposizionate.

Giochi – Saranno smontate le due altalene per essere recuperate e riportate nel Parco successivamente alla fine dei lavori su un tappeto di gomma (antitrauma) riportante il disegno del globo con i continenti. Avrà lo stesso trattamento anche il gioco composto.

Dai desideri dei bambini si coglie la necessità di avere un gioco articolato più grande e un cesto per la pallacanestro, il primo posizionato su tappeto antitrauma, con disegno ispirato dai bambini, il secondo su tavolato di legno riporterà la mappa dell’Europa. Altro disegno ricorrente fra i bimbi è quello del gioco della campana, che si tradurrà su di una superficie in legno che verrà disegnata e colorata per accogliere i loro salti.

Spazi seduta – le isole. Tutti i bambini hanno espresso la necessità di sedersi per condividere storie, raccontare momenti della giornata, vivere la calma del Parco. E’ in quest’ottica che siamo andati ad inserire quattro isole per lo stare. Ognuna di queste isole sarà caratterizzata dalla presenza di un grande albero posto al suo centro, querce sempreverdi e Pino d’Aleppo dal gradevole profumo. Intorno all’albero si sviluppa la seduta, a volte in forma circolare generata da un doppio centro non concentrico per realizzare sedute di larghezza diversa, a volte elementi usciti dal terreno creano sedute di altezze e larghezze diverse, altre la seduta è scavata nel terreno e bisogna scendere e stare lì, come protetti e coccolati intorno al tavolo dove si può giocare a dama, perché sopra il tavolo è impresso il gioco della dama. La finitura delle isole-sedute è in legno a doghe, opportunamente distanziate per impedirne la marciscenza poste su letto di malta cementizia. Il legno acquisirà con il tempo quella caratteristica colorazione grigiastra tipica dei tavolati delle barche. Questo progetto viene inserito nell’ambito del Progetto di metodo di Verso un modello di quartiere in quanto rappresenta la prima applicazione concreta di sviluppo progettuale del modello teorico del nuovo approccio alla città auspicato da LP. Volutamente non vengono rappresentate viste prospettiche a render in quanto in questa fase l’essenziale è il metodo di approccio alla città prima ancora che i singoli progetti. Dalla Città vista per Quartieri, unità omogenee ed affrontabili per progetti urbani, agli interventi possibili e realizzabili in tempi brevi per migliorarne la qualità della vita delle persone che vi abitano e vivono quotidianamente. Città Quartiere Progetto

 

 

Massimo Del Seppia Architetto